Riassunto breve e dettagliato di un Natale andato a male

“Finalmente è il 6 Gennaio.

Era un fottutissimo anno che aspettavo il natale per raggiungere un minimo di serenità, anche fasulla, poco importava, mi interessava raggiungerla almeno all’apparenza.
Invece no, il 2017 ha deciso di concludersi in bellezza con una stangata che mi ha fatta cadere dritta con le ginocchia su un cumulo di mattoncini lego (non so se rendo l’idea).

Quindi si, finalmente è il 6 Gennaio, le feste sono finite, il buonismo è stato esaurito e ognuno può tornare a disprezzare chi vuole in assoluta libertà.
Quindi si, finalmente è il 6 Gennaio, smontiamo l’albero; quest’anno lo avevo anche fatto con un certo amore, ci tenevo che andasse tutto bene, i regali, il cibo, le giocate a carte durante le quali io non avrei vinto nulla.

Niente di tutto ciò si è avverato.

Sarà che ormai siamo grandi e alla magia del Natale non ci crediamo più, non servono neanche i film della Disney che vanno in onda sui vari canali per donarci un po’ di magia perchè noi ormai semplicemente siamo adulti.
La verità è diversa, la gente se ne va senza un motivo preciso, ti fa soffrire giusto per il gusto di farlo, ti tratta come uno straccio perchè “chi se ne frega?!” io” risponderei, ma sto zitta.

Finalmente è il 6 Gennaio, riponiamo negli scatoloni tutti gli addobbi, sigilliamoli bene cercando di metterci dentro anche qualche ricordo di troppo, facciamolo per noi, è finito il Natale, non il mondo.
E poi tra dodici mesi arriverà di nuovo e magari sarà migliore, o forse peggiore.

L’importante è che passi.

 

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2018 per favore be bravo

2018 per favore be bravo, è una supplica questa, più che una richiesta.
I tuoi amici 2016 e 2017 hanno fatto a gara a chi è stato  più stronzo e con soli cinque giorni di vantaggio ha vinto il 2017.

Ora, visto che un vincitore ufficialmente ce l’abbiamo, che dici se cambiamo gara quest’anno e cerchiamo di non farmi venire crisi nervose (con successive irritazioni cutanee) all’incirca ogni quindici giorni?
Mi sembra fattibile, no?

Non ti chiedo di essere perfetto, nessuno lo è, è giusto che tu abbia le tue imperfezioni, è giusto che ti lasci andare una volta ogni tanto, ma per favore, per favore, contieniti.

Io, dal canto mio prometto di non farmi illusioni, perdere tempo dietro le persone sbagliate, crearmi troppe aspettative e innamorarmi delle teste di cazzo; proverò a sforzarmi un po’ di più, ad innamorarmi delle cose belle, amare la mia famiglia, voler bene ai miei amici e non perdere tempo in cavolate.

Prometto di non crearmi grandi aspettative nei tuoi confronti, così non resterò delusa e non ti darò la colpa, però tu per favore impegnati.
Mi impegnerò anche io, a prendermela di meno, a fottermene di più, a viaggiare, a fare tante foto, tanto sport e mangiare meno schifezze, a bere più tisane, a farmi più amici, ad uscire di più, a divertirmi davvero.

Caro 2018, mi impegnerò a prendere la vita con più leggerezza che tanto, in un modo o in un altro non ne esci intero comunque, mi impegnerò ad amare di più, lontano dai soliti chichè banali, mi impegnerò a dimostrare il mio amore, a vivere le mie passioni, a sconfiggere l’apatia con il sorriso.

Io mi impegnerò, ma per favore, fallo anche tu.

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Like a party

Oggi quello che sono è il risultato delle persone che mi sono ( e non ) state accanto nella vita.
Fidanzati, amici (ma sopratutto amiche), colleghi, parenti, la maggior parte ormai lontani, ma del resto, non importa quante persone vengono alla tua festa, ma chi alla fine resta a darti una mano a sistemare.

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Due mesi prima della mia grande festa distribuisco gli inviti a tutti quelli che conosco e non, sono tutti contenti, verranno quasi tutti, tranne qualcuno che mi ha detto “no” prima che gli dessi l’invito, come se sapesse già che la mia festa non gli sarebbe piaciuta, che il cibo non era adatto e la musica non gli sarebbe andata a genio; “vabbè, tanto a rimetterci sono loro” si dice dalle mie parti.

Sarà, però io volevo almeno dargli l’invito.

Poi ci sono quelli che esordiscono con un “ah ma proprio quel giorno ho un impegno, dai cercherò di fare il possibile per venire”, il loro impegno è guardare serie TV e mangiare fino a scoppiare, una presa per il culo insomma.

Poi abbiamo quelli a cui dai l’invito e fino a cinque minuti prima dell’inizio della festa non sanno se venire o no e si fanno mille problemi e ti mettono ansia e ti stressano talmente tanto che alla fine li preghi di non venire.

Do l’invito anche a quelli che rispondono con grande entusiasmo “ma certo!” “Ma vengo” “che bello!” Balle, balle, balle. Non verranno mai alla tua festa.

Invito alcune persone, un piccolo gruppo, convinta che mi diranno subito di no; invece accettano subito volentieri.

Poi ci sono quelli a cui non c’è bisogno di dare l’invito, perchè loro sono la festa, tutti i giorni a tutte le ore, quelle cinque/sei persone che rendono la tua vita un po’ meno deprimente; quelli che rimangono alla fine ad aiutarti a mettere a posto, come se fossero a casa loro; quelli che ti vengono a fare visita senza preavviso e che mangiano i tuoi biscotti.

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Grazie a tutti voi, teste di cazzo e non, finti buonisti e gente veramente per bene, persone che ci tengono e non, io oggi sono così, un po’ disagiata, ma fottesega, sono io.

E non mi interessa.